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fruttanuda

Ovviamente sappiamo tutti che meno porcherie mangiamo
nei cibi “paleo” (verdura, frutta e tutto quello che non ha una “confezione”)
…e più schifezze possiamo permetterci nei nostri momenti di relax 😉

Da tempo cerco di mangiare la frutta e verdura biologica,
ma se non la trovo non mi faccio problemi
in particolare questi sono i “meno spruzzati”:

  1. cipolle
  2. avocado
  3. mais
  4. ananas
  5. mango
  6. asparagi
  7. pisellini
  8. kiwi
  9. cavolo cappuccio
  10. melanzana
  11. papaya
  12. anguria
  13. broccoli
  14. pododoro
  15. patata dolce

Questi invece sono la “sporca dozzina”

e hanno il maggior carico di pesticidi, erbicidi, funghicidi… suicidi…

e quindi è consigliabile coltivarli o acquistarli “bio” :

  1. pesche
  2. mele
  3. peperoni
  4. sedano
  5. mandarini
  6. fragole
  7. ciliegie
  8. cavolo ravizzone
  9. lattuga
  10. uva
  11. carota
  12. pera

fonte: Foodnews.org

aggiungerei tutte le bacche “coltivate” ovvero non raccolte spontaneamente

Ci sono altri vegetali che conosci essere puliti o “spruzzati”?

Cosa ne pensi del biologico?
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16 risposte a “Organico o non organico questo è il dilemma…”

  1. Avatar stefano

    salve ha tutti
    vengo dalle campagne sarde.
    ora mi trovo a torino per studi.
    mi stupisce come ogni cosa sia fonte di lucro.
    allora valutiamo il primo punto il prezzo del biologico. secondo me bisogna insegnare a coltivare a un po di persone. mi spiego ma perché non si fa come una volta ogni paese ha la sua coltivazione in modo da evitare di esportare la verdura o frutta. il prezzo è troppo alto adesso si usa dire bio per la frutta che viene coltivata naturalmente dalla natura, con pochi interventi dell uomo. io ho 20 piante di mele e pere in campagna, e non ci passavo più di 10 minuti al giorno solo per innaffiarle quando non piove da molto tempo, poi mi ripresento per raccoglierle quando sono mature , dov’è il lavoro gravoso che giustifica il prezzo altissimo.
    ma per favore siamo ridicoli, l importante e lucrare su tutto, massimo profitto.
    Non uso pesticidi metto galline e pecore per mangiare le erbacce , metto coccinelle per i parassiti , ma dai siamo sempre i soliti.

    altro punto riconoscere un prodotto bio.
    allora non credo che qui in Italia ci siano prodotti biologici, abbiamo inquinato tutte le falde acquifere , fiumi compresi, secondo voi da dove la prendono l acqua per innaffiare le piante? le piogge sono sempre piene di sostanze chimiche rilasciate dall atmosfera da industrie auto e altro. per non parlare di tutto quello che proviene dalla Campania , Calabria , Sicilia.
    conoscendo l italiano , al 99% tende a metterle in quel posto al prossimo, per guadagnare un po di più.

    cordiali saluti

  2. Avatar UnUomo.InCammino

    Un saluto allo zio d’eccellenza che seguo da anni 🙂
    Considerato che, avendo fondato un gas in ambito rurale vivo a contatto, settimana per settimana, con agricoltori con una competenza agronomiche pazzesca su questioni di biologicita’, biodiversita’, sostenibilita’, etc. apprezzo il lavoro divulgativo dello ziaccio.
    Ecco, solo un’osservazione.
    Soia e mais sono due prodotti vegetali ad alto rischio.
    Oltre alla manipolazione genetica che colpisce entrambi, soffrono entrambi anche di accanimento chimico.
    In particolare, in pianura (o piu’ correttamente periferia ) padana, il mais subisce forzature monoculturali a scopo intensivo che hanno eliminato la rotazione.
    Si e’ sviluppato un parassita, la Diabrotica (http://agricolturablognetwork.it/2009/07/allarme-diabrotica-del-mais/) e l’uso di veleni di nuova formulazione, neonicotinoidi, di tipo sistemico con impatto ecologico pesantissimo.
    La cosa buffa e’ che se l’agricoltura seguisse il buon senso delle tecniche culturali sviluppate in secoli, userebbe la rotazione culturale e, a fronte di qualche punto percentuale in meno nelle produzioni di picco, ridurrebbe a fisiologiche marginalita’ l’insorgenza di un sacco di patologie.
    Attenzione quindi che, oggi, il mais, (e la soia) sono a pesantissimo rischio di veleni. Tant’e’ che nella scheda produttori del nostro gas, anche se indicati “biologici” li riteniamo a rischio, dei campanelli di allarme.

    Scusate per non essere riuscito ad essere cosi’ conciso, ma la questione e’ importante oltre che complessa.

    Per chi fosse interessato, qui un altro link importante da cui partire per essere piu’motivati.

    http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E1085547,00.html

    ciao
    AMan

  3. Avatar Francesco

    Io non mi fido tanto del biologico che trovo nel supermercato. La frutta è tutta uguale, per forma e dimensioni oltre ad essere lucente. Se la confronto con la frutta e gli ortaggi che acquisto da un contadino che conosco (e che per filosofia non usa nemmeno un grammo di sostanze chimiche) noto una differenza enorme: ogni pezzo ha dimensioni e forme diverse, la frutta come mele e pere hanno la buccia macchiata e non lucida e il sapore… ovviamente è completamente diverso.

    1. Avatar zio

      Sono d’accordo con Francesco,
      quella del contadino che conosci
      è meglio di quella del biologico del supermercato
      che è meglio di quella non biologica del supermercato
      che comunque è meglio di niente frutta o verdura… 😉
      l’ideale sarebbe coltivarsela da soli…
      magari creando una permacoltura
      o raccogliere quello che cresce spontaneamente…

  4. Avatar Marco

    Ho un mio parente che ha un’azienda agricola e che sta per passare al biologico,vorrei lasciare la mia esperienza sul biologico, anche se x forza di cose è una visione limitata alla mia esperienza,quindi non so se sia cosi sempre.
    Per passare al biologico si devono osservare numerosi criteri anche abbastanza rigidi(forunatamente):si va dalla lontananza del propio terreno da fonti inquinanti(anche minime),all’uso di insetti predatori di altri insetti che distruggono i raccolti (invece di utilizzare pesticidi chimici) e/o esche particolari,all’uso di fertilizzanti naturali ecc.

    Da quello che ho sentito tutto il processo deve essere biologico,quindi anche il seme.
    Capitolo controlli:
    Ho avuto la fortuna di andare ad un mercatino bio la settimana scorsa e ricordandomi questa discussione ho parlato con alcuni produttori di svariati alimenti biologici circa i controlli e mi hanno confermato che oltre ai controlli dell’ente che li certifica,ci sono anche i controlli della regione,che anche non essendo magari cosi frequenti,basta che controllino una volta in una anno e trovino delle irregolarità e ti fanno chiudere.
    Posso capire che non siano perfetti,ma ad ogni modo garantiscono più “rigidità” rispetto alle colture tradizionali.
    Un altra cosa piacevole che ho avuto modo di notare è stata la competenza(in molti casi anche la passione in quello che fanno) dei piccoli produttori bio e notavo che tenevano seriamente al biologico e che parlavano tra di loro sulle varie tecniche bio usate ecc.
    Insomma percepivo dalle loro parole che la prima cosa era fare un prodotto veramente biologico e non solo ottenere una certificazione e basta.

  5. Avatar Germana

    rispondo a chi chiede perchè il bio, visto che non si usano concimi, pesticidi etc. costa più del non-bio:
    a) L’uso di concimi e pesticidi aumenta in maniera impressionante la quantità prodotta per ettaro, chi usa prodotti chimici ottiene quindi, a parità ad es. di numeri di alberi di pesche, una maggiore quantità di prodotto (anche il doppio) rispetto a chi non ne usa;
    b) Come peraltro già detto, avere le certificazioni “bio” ha dei costi non indifferenti

    1. Avatar zio

      Ringrazio tutte e tutti per le considerazioni che fate qui sul blog
      sempre molto intelligenti, di qualità e garbate

  6. Avatar Paolo

    Andate a comprare la frutta al supermercato?Avete visto le mele?Si sono tutte uguali e precise quasi fatte a macchina.
    Mai provato a comprare le mele da un agricoltore locale?Sono tutte diverse perche’ ti spiega che a lui non frega niente di dare fertilizzanti e quantita’ di acqua esorbitanti.Ho un cugino che produce miele biologico,ha le api sulle colline in provincia di Piacenza.Mai provato a mangiare quello del supermercato ed uno locale?Si magari i controlli sono ridicoli eppero’ l’etica del produttore fa la differenza.Concordo con tutto quello detto dallo Zio.
    Saluti
    Paolo

    1. Avatar zio

      Penso che meglio del bio
      sia proprio andare dal contadino
      oggi ero da un vicino che ha un frutteto
      e infatti mele e pere erano un po’ segnate
      ma ottime
      l’ideale sarebbe produrselo da soli…

  7. Avatar Lia

    Grazie per questo elenco di cibi più o meno spruzzati.
    Mi resta sempre una curiosità: tra il mangiare una pesca spruzzata o non mangiarla affatto, cosa è meglio???

    Per ora il mio contributo è quello di “dare un messaggio” e fare proselitismo contro la verdura prelavata-preinsaccata-pretagliata-precaricadibatteri!!!

    Ho notato che più mangio frutta e verudra, meno ho voglia di mangiare schifezze, come se il mio organismo si fosse tarato da solo “no, basta nutella, dammi una costa di sedano”.

    1. Avatar zio

      Per come la vedo io
      meglio mangiarla la frutta bio o no…
      anche per una semplicissima ragione che hai già detto
      se non la mangio finisce che mi viene voglia di qualcosa di meno sano
      (vedi la nutella che citi)
      e sicuramente in quella c’è meno valore nutritivo a livello di microelementi rispetto a qualsiasi verdura
      (a meno che non sia prodotta a Chernobyl ;-))
      e per questo se capita ben venga anche quella “prelavata”
      anche se non accade perché da 1 anno sono abbonato a bioexpress.it
      anche per garantirmi l’”applicazione automatica” di questa semplice abitudine…

  8. Avatar Andrea

    Ho avuto molte conferme del fatto che i controlli sulle coltivazioni biologiche siano ridicoli: vengono controllati quasi esclusivamente gli aspetti burocratici mentre ai campi danno un’occhiata di sfuggita.
    Ottenere il marchio biologico è inoltre particolarmente costoso e quindi, spesso, molte piccole aziende, pur volendo promuovere la genuinità dei loro prodotti, rinunciano alla certificazione.

    Personalmente, da un po’ di tempo aderisco a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale): i fornitori vengono selezionati, si possono conoscere personalmente e visitati; si può cercare di valutare come gestiscono le coltivazioni, dove sono, che prodotti usano, ecc. C’è quindi una sorta di solidarità tra chi produce e chi consuma: io ti compro una certa quantità, tu mi garantisci certi prezzi e qualità. Ovviamente un minimo di fiducia verso chi coltiva ci vuole, ma nel momento in cui dovesse rivelarsi disonesto, si cambia senza problema.
    Alcuni sono certificati biologici, altri no per i motivi scritti sopra.

    1. Avatar zio

      Grazie mille per tutti i vostri commenti che sono molto interessanti
      e pratici

  9. Avatar Samuele

    E’ da quasi un anno che – proprio per “mandare un msg nella direzione giusta” – acquisto quasi esclusivamente prodotti biologici, in un supermercato biologico.

    Posso anche credere che non tutto sia veramente bio, e ammetto che non sarei capace di distinguere un prodotto bio da uno convenzionale, però grazie a questa scelta:

    – non vedendole sugli scaffali, evito di acquistare un sacco di “schifezze” e quindi di mangiarle

    – a distanza di molti mesi la mia impressione è che mangio meno ma ho MOLTA più energia

    – so che buona parte dei soldi che spendo vanno a persone più attente alle questioni ambientali rispetto a chi produce abusando di prodotti chimici di vario genere… indipendentemente dal fatto che ci sia qualche furbacchione e indipendentemente dal rispetto assoluto delle regole (a proposito: se fosse vero che fanno i furbi quelli certificati che producono “bio”… cosa mai faranno quelli che non devono nemmeno rispondere a un ente di certificazione e che di solito non sono minimamente controllati?)

  10. Avatar Neo

    Il biologico è una truffa imho:
    1)I controlli fanno ridere, chiedete all’aiab come fa i controlli
    2)molti produttori lo fanno solo per i soldi, se non si usano sostanze chimiche e pesticidi come mai costa di più invece che di meno del chimico?
    3)Anche se il prodotto è biologico, com’è il seme che lo genera? Ha senso un ortaggio biologico se il seme da cui nasce è ibrido/irradiato negli anni 30/ cresce vicino a centrali elettriche o nucleari, o vicino a coltivazioni ogm?

    1. Avatar zio

      Possibilissimo,
      ma le leggi sono chiare
      e quindi comunque chi lo fa rischia
      ma la cosa più importante è che manda un msg nella direzione giusta

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